Anche la Cgil testimonia il proprio sostegno per la pace e contro la guerra in Siria.
Domani la bandiera della pace sventolerà su tutte le sedi.
Vendrame: "Un intervento armato unilaterale rischia di far deflagrare il medio oriente e le relazioni internazionali.
Alla crisi in corso serve occorre dare una soluzione diplomatica".
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L'impegno della Cgil trevigiana in favore della pace sarà testimoniato dall'esposizione, in tutte le sedi della provincia , della bandiera della pace".
Lo ha detto oggi Giacomo Vendrame, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, annunciando che, come stabilito dalla segreteria nazionale della confederazione, domani 7 settembre tutte le sedi del sindacato esporranno la bandiera arcobaleno simbolo del movimento per la pace "contro l'ipotesi di una azione militare unilaterale in Siria, che - secondo Vendrame - rischia di produrre un terremoto militare non solo in tutto il delicato scenario medio-orientale, ma a livello globale".
"La condanna dell'uso di armi chimiche - ha detto Vendrame - deve essere netta qualsiasi sia la parte da cui è venuta. Si tratta di un crimine contro l'umanità che, una volta accertate la dinamica e le responsabilità grazie al lavoro degli ispettori delle Nazioni Unite, merita di essere oggetto di esame da parte del Tribuna Penale Internazionale. Ma è l'intera situazione della Siria a dover essere oggetto di una azione politica e non militare da parte della comunità internazionale, tenendo ben presente la complessità del quadro legato ad una guerra civile che contrappone da un lato un regime non democratico, dall'altro una opposizione frastagliata in cui sono chiare e accertate le infiltrazioni da parte di fazioni estremiste legate al terrorismo internazionale di matrice fondamentalista".
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Condividiamo - ha proseguito il segretario generale della Cgil di Treviso -
l'autorevole monito del Pontefice che esorta tutti a promuovere soluzioni diplomatiche e di dialogo perché la pace è un dono prezioso".
"Siamo - ha concluso Vendrame - dalla parte di chi vede nella strada della diplomazia, applicata anche attraverso la giusta dose di pressione da parte della comunità internazionale, la strada maestra per riportare la risoluzione della vicenda siriana sul piano della politica e non dello scontro armato. Quanto all'episodio gravissimo legato all'uso di armi chimiche, il diritto internazionale ha strumenti validi e efficaci per intervenire, strumenti di gran lunga preferibili ad un intervento militare fuori dall'egida dell'Onu che, come dimostrato anche solo dall'esperienza irachena, non é destinato a produrre risultati postivi sul lungo periodo e che in invece rischia una destabilizzazione pericolosissima delle relazioni internazionali".