Partigiani nel nostro tempo
di Giacomo Vendrame
Quando muore un partigiano se ne va un pezzo di storia vissuta con il fazzoletto rosso al collo, un fazzoletto mai dismesso.
Quando il 18 novembre, a 92 anni si è spento Umberto Lorenzoni, ci siamo sentiti un po’ più soli, ma anche consapevoli che spetta a noi mantenere accesa la luce sui valori, saldi e inderogabili, di cui è stato testimone integro e sempre cosciente. È un nostro dovere vigilare e opporci a tutte quelle situazioni, piccole o grandi, esplicite o silenti, che rischiano di farci ricadere nei tempi più bui della nostra storia recente.
Perché il contributo inestimabile di persone come il “nostro” comandante Eros non è circoscritto all’epilogo drammatico del nazifascismo e della guerra, non è un semplice tassello da relegare alla memoria storica. È un contributo vivo, portato avanti fino all’ultimo respiro, fatto di valori democratici e progressisti che devono pompare nelle nostre vene, sempre.
Nel segno della libertà e dell’uguaglianza, Lorenzoni è stato sì protagonista di fatti che oggi appaiono lontani, ma anche interprete vivace e appassionato di tutto il dopo, fino a oggi. Una sentinella attenta alle derive autoritarie, una mente lucida e pronta a registrare i cambiamenti sociali e ad affrontarne le questioni - il lavoro, la coesione, il progresso -, un uomo che con grande intelligenza e umanità ha saputo confrontarsi con i giovani e camminarci insieme attraverso messaggi di speranza e di richiamo alla responsabilità.
Ci mancheranno questa sua forza e capacità, ma siamo anche più ricchi, perché ci ha insegnato molto. Oggi più che mai dobbiamo allora essere noi contenitori e portatori di quei valori, di quella libertà, individuale e collettiva, che vive grazie alla nostra Costituzione, e di farci a nostra volta partigiani, per difendere il nostro sistema democratico e laico dagli attacchi.
Attacchi che oggi, spaventosamente e su più fronti, arrivano anche dall’interno delle nostre istituzioni, o meglio, da chi ha il dovere di rappresentarle. Penso alle modifiche del diritto di famiglia e alle offensive contro l’interruzione volontaria di gravidanza, al reddito di cittadinanza che appiattisce e non sostiene il lavoro, all’uso distorto della comunicazione e alle ingiuriose accuse ai media e al loro ruolo. Penso al populismo maneggiato per celare incompetenza e propinato come droga alla collettività, rifugiatasi in questo nuovo che avanza e che, sotto gli occhi di tutti, appare invece ricondurci al passato e a volerci lasciare lì.
È dovere morale e civile fare nostra l’esperienza di Lorenzoni, essere partigiani, ognuno nel proprio lavoro, ruolo, impegno di cittadino e nella vita.
Come Sindacato quel faro non si è spento, quella luce è chiara e forte. L’augurio per questo anno nuovo è di essere capaci di tenerla davvero accesa, sempre e ogni giorno, per rifuggire le nubi di nuove dittature e della disuguaglianza.
Ufficio Stampa
Vendrame Giacomo
Segretario Generale CGIL TREVISO