Plauso del Sindacato per l’attenzione posta dall’Ipab di Pederobba nell’indagare
Caso Opere Pie, Vendrame: “Enti senza vaccini contro le infiltrazioni mafiose”
Il leader della CGIL trevigiana: “Servono misure e sistemi di difesa che mettano le PA in condizioni di verificare la regolarità delle imprese partecipanti alle gare d’appalto”
“Il puntiglio posto da Opere Pie d’Onigo è lodevole, allo stesso tempo il caso che ha coinvolto l’lpab trevigiana nell’affidare l’esecuzione dei lavori per la riqualificazione del padiglione adibito a casa di riposo rappresenta quanto le nostre strutture pubbliche siano poco schermate rispetto al fenomeno delle infiltrazioni mafiose”. Così Giacomo Vendrame, segretario generale CGIL di Treviso, commenta la vicenda che ha coinvolto il centro di assistenza agli anziani di Pederobba.
“Encomiabile l’attenzione messa in campo dai vertici dell’Ipab, che essendo ente pubblico deve essere presidio di legalità e trasparenza - afferma il leader della CGIL trevigiana -. Hanno agito con grande senso di responsabilità percorrendo un cammino di indagini e ricognizioni che nel mettere l’ente al riparo dall’attività malavitosa ha, sicuramente, costituito un aggravio di lavoro e costi (a spese della comunità), nonché l’allungarsi dei tempi di realizzazione dell’opera. Dunque, se da un lato è stato un bene, dall’altro questa vicenda ci insegna quanto anche il nostro sistema pubblico non abbia anticorpi per reagire alle infiltrazioni criminali. Quello che manca - spiega Giacomo Vendrame - è una banca dati, aggiornata e accessibile alle PA, dove poter accertare la “pulizia” delle imprese che partecipano alle gare d’appalto. Serve un miglioramento delle attuali misure che, i fatti lo confermano, paio a maglie troppo larghe nell’impedire alle cosche di attecchire”.
“Il trevigiano, come ci conferma il report elaborato dalla Commissione Antimafia della passata legislatura, e che come Sindacato abbiamo presentato appena qualche mese fa, non è certamente immune dalle infiltrazioni di organizzazioni criminali di stampo mafioso che guardano al nostro territorio con uno spiccato interesse. In provincia di Treviso - continua Vendrame - sono presenti con caratteristiche e modalità simili al resto della regione, dove sono radicate nel riciclaggio di denaro e nel traffico di droga, ma anche per reati economici e fiscali. Già dagli anni ’90, infatti, hanno scelto il Veneto per investire risorse e per nascondere latitanti. Solo lo scorso anno, nel mese di febbraio, il prefetto di Treviso ha adottato 5 interdittive antimafia nei confronti di aziende riconducibili a un soggetto accusato di appartenere alla camorra”.
“Chiediamo che tutti gli enti pubblici pongano la stessa attenzione e, in particolare, ci mettano la lente di ingrandimento quando riscontrano difformità nelle offerte presentate nelle gare di appalto - aggiunge Vendrame -. Ma vogliamo mandare un messaggio anche al Governo perché si attivi a prevedere dei sistemi che mettano le PA nelle condizioni di schermarsi”.
Ufficio Stampa