Decreto Dignità, nulla senza un ripensamento complessivo del mercato del lavoro
L’esperienza di relazioni industriali della Marca come esempio di capacità di fare sintesi
Il Decreto Dignità, ed è già slogan, sembra possa andare nella giusta direzione proprio perché affronta la questione della flessibilità, ma lo fa in modo parziale. Bisogna, infatti, comprendere che si tratta di un singolo provvedimento su aspetti specifici, e giusti, ma dentro un quadro generale complesso qual è quello del mercato del lavoro in Italia, sferzato da riforme e controriforme. Per capire l’intenzione del Governo giallo-verde, oggi non chiara o forse al momento ancora inesistente, dobbiamo, dunque, aspettare i già annunciati prossimi interventi in materia.
Questo primo pone il tema della flessibilità al mondo dell’impresa, che reagisce come da copione. Per il Sindacato stesso non è una vittoria, e con il senso di responsabilità che ci muove, il bilancio dell’azione di governo si farà solo alla fine. Non per questo si deve rimanere inermi, anzi. Credo, infatti, che a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale, in andata e in ritorno, sia fondamentale creare una nuova consapevolezza del ruolo dei corpi intermedi, sia quelli di rappresentanza datoriale che dei lavoratori. Anche alla luce dell’esperienza trevigiana di conduzione e gestione delle relazioni industriali la sintesi è possibile, se essa è l’obiettivo da raggiungere. Serve che tutti i soggetti coinvolti, economici e istituzionali, diano il loro contributo per un ridisegno complessivo del mercato del lavoro, che non può, invece, essere fatto per segmenti, né per slogan, né dando un colpo al cerchio e uno alla botte, né per mera imposizione. Nel ripetermi, voglio proprio sottolineare come nel nostro territorio siamo riusciti più volte a trovare la quadra, a dare risposte alle rispettive platee facendo sintesi delle istanze - a volte anche in modo innovativo e sperimentale rispetto alla normativa nazionale -, a mantenere pur nello scontro la relazione e la barra dritta. Questo agire chiede di andare al di là dei colori politici, chiede capacità di analisi, chiede senso di responsabilità… perché siamo tutti sulla stessa barca e se si vogliono finalmente spiegare le vele al vento della ripresa si devono incentivare i bravi capitani e valorizzare i marinai, di oggi e di domani.
Sotto questa luce vedo anche le battaglie per il ripristino dell’articolo 18 e per non far reintrodurre i voucher. Rispetto a questi, infatti, molteplici sono già le forme contrattuali alternative e valide, anche e soprattutto in agricoltura, così come tante sono le tutele da rimettere in capo ai lavoratori se vogliamo creare buona occupazione. Buona occupazione che non è in antitesi con il concetto di flessibilità, che non è un ostacolo all’abbattimento dei costi produttivi del lavoro, ma è vera dignità.
Giacomo Vendrame
Vendrame Giacomo
Segretario Generale CGIL TREVISO