VITTORIO VENETO - Hanno presentato domanda scritta, e volontaria: "Vogliamo fare qualcosa per voi. Essere utili alla comunità". I profughi ospitati al Ceis di Vittorio Veneto hanno confutato coi fatti le dichiarazioni del sindaco Roberto Tonon che, a inizio settembre, aveva precisato che "solo un profugo ha chiesto di rendersi utile". Il primo cittadino si riferiva a Ibrar, richiedente asilo pakistano che a fine agosto ha iniziato la sua attività di volontariato presso il Parco Fenderl. A lui si sono uniti Lamin, Mohamed, Sylla. E al parco Papadopoli si stanno dando da fare Moses e Ahamadour. Non solo: in occasione della giornata di Legambiente e pure la domenica successiva, di loro spontanea volontà, i profughi hanno ripulito le strade della città togliendo foglie e immondizie.
Le barriere linguiste che impedivano ai ragazzi di inviare una richiesta scritta o di interpellare - come avrebbero dovuto fare secondo Tonon - l'assessore De Nardi o il sindaco stesso, sono state abbattute dai gesti. Dall'azione concreta di decine di ragazzi che, muniti di guanti, sacchi e scope hanno dedicato due domeniche alla pulizia della città. E se questo segnale non è stato percepito, poco importa: ora ci sono oltre 100 dichiarazioni firmate da altrettanti ragazzi che confermano la propria adesione e attestano la loro volontà a svolgere attività di volontariato.
Rudy Roffarè e Antonio Soldera della Cisl Belluno Treviso e Nicola Atalmi e Loris Dottor della Cgil Treviso hanno incontrato ieri i ragazzi in assemblea. Hanno spiegato loro il percorso di integrazione che andavano a proporgli, un'attività che non è solo volontariato ma un'occasione per i ragazzi di imparare le regole e la cultura del paese, di conoscere la gente del luogo, la lingua. Mentre, dall'altra parte, un'opportunità per capire ai cittadini come i profughi si stiano dando da fare per la comunità.
Un percorso con prospettive future. "Solo il richiedente asilo - spiega Nicola Atalmi - ha diritto all'accoglienza in strutture come il Ceis. Quando il richiedente ottiene "asilo", che sia status di rifugiato, protezione sussidiaria o protezione umanitaria, non ha più il diritto di beneficiare di vitto e alloggio. E' su una strada e deve arrangiarsi. In questo senso l'attività volontaria che il profugo svolge può essergli utile, un domani, per trovare lavoro, per guadagnarsi qualcosa, per integrarsi in una comunità lontana dal tessuto culturale in cui è nato e cresciuto". "Il paradosso - specifica Atalmi - è che questi ragazzi dopo essere stati nel limbo per un anno, si trovano ad avere un grosso problema nel caso la richiesta di asilo venga respinta e di averne un altro nel caso venga ottenuta: come possono, senza soldi, senza conoscere la lingua e senza avere specifiche competenze inserirsi nel mondo del lavoro e mantenersi?"
"All'apprendimento sociale - aggiunge don Gigetto De Bortoli, direttore del Ceis - abbiamo incluso un'ulteriore formazione specifica: un corso di cultura alla legalità. I 28 partecipanti hanno ricevuto ieri un attestato di frequenza che può essere di aiuto in vista di un futuro lavoro".
I richiedenti asilo che hanno dato (per iscritto) la propria disponibilità a svolgere attività volontaria sono circa 106. "Sono il 100% di coloro che erano presenti all'assemblea, e qualcuno lo abbiamo incontrato stamattina. Nessuno ci ha detto no - spiega Rudy Roffarè - Ora ci sono oltre 106 giovani che hanno manifestato il desiderio di rendersi utili, di imparare, di integrarsi. Manca solo qualcuno che gli dia qualcosa da fare".
Tra Comune, Associazioni e Cooperativa Integra è stata firmata una convenzione per coinvolgere i profughi in attività socialmente utili. Anche in Prefettura, a livello provinciale e con i vari comuni, è stato siglato un accordo in tal senso. I ragazzi ci sono, le convenzioni anche. "Ora spetta al sindaco Tonon, ai primi cittadini dei Comuni limitrofi e alle Associazioni del territorio farsi avanti", spiegano Roffarè, Atalmi, Soldera e Dottor.
FONTE:
http://www.oggitreviso.it/vogliamo-renderci-utili-carica-dei-106-profughi-aspiranti-volontari-119905