Stipendi in arretrato da novembre, lavoratrici della Coop Progetto Vita sul piede di guerra
Verso la mobilitazione, Lopin: “Incontro in Prefettura poi la decisione”
Con le parti sociali, le 130 operatrici del servizio di assistenza scolastica alla disabilità si riuniranno in assemblea giovedì 16 febbraio. La FP CGIL: “Senza concrete garanzie di pagamento, inevitabile la mobilitazione e l’interruzione del servizio”
Stipendi ancora in ballo. Anche dopo la richiesta avanzata dai Sindacati per un’azione solidale da parte dell’ULSS 2, le 130 lavoratrici della Coop Progetto Vita non hanno ancora ricevuto un euro. L’ultimo salario incassato è quello di novembre e solo al 50%. Alla luce di questa situazione e per scongiurare l’imminente avvio della mobilitazione, che interromperebbe di fatto il servizio di assistenza scolastica ma anche in parte residuale l’assistenza sociale, l’assistenza domiciliare e alcune mansioni amministrative, le parti sociali hanno chiesto al prefetto di Treviso di convocare un incontro di conciliazione, fissato per mercoledì 15 febbraio alle ore 17, con la Coop, l’ULSS 2 e i Comuni committenti: Breda di Piave, Casale sul Sile, Istrana e Castello di Godego.
Dall’esito dell’incontro in Prefettura, le lavoratrici, che si riuniranno con le parti sociali in assemblea giovedì 16 febbraio dalle 8 alle 13 alla sede ULSS di Pieve di Soligo, decideranno di dare o meno via alla mobilitazione.
“Quella di queste lavoratrici è una situazione drammatica - afferma Alberto Lopin della Funzione Pubblica CGIL di Treviso -, sin dal suo insediamento, nel 2012, la Coop ha sempre pagato con ritardo gli stipendi, e non ha provveduto al corretto versamento dei TFR ai fondi pensione complementari. Innumerevoli poi sono stati gli errori nelle buste paga per non parlare delle distorsioni nell’applicazione del CCNL. A fronte di queste gravi mancanze - spiega Alberto Lopin - i Sindacati hanno ripetutamente cercato un dialogo con la Coop senza nulla ottenere, negando la possibilità di incontro e ignorando le decine di lettere inviate nel richiedere delucidazioni relativamente ai casi che hanno coinvolto i singoli dipendenti. Lavoratrici - sottolinea Lopin - che garantiscono un servizio molto delicato, portato finora avanti grazie allo sforzo morale ed economico e al valore che danno al loro lavoro quotidiano”.
“Se non saranno identificate soluzioni concrete a tutela del reddito e dei diritti finora negati - conclude Lopin - le lavoratrici non avranno altra scelta che dare via alla mobilitazione, cosa che avrà di fatto anche ricadute sul servizio erogato, situazione che finora hanno voluto scongiurare in ogni modo. Se non si potrà fare diversamente - conclude Lopin -, confidiamo di essere sostenuti in questa battaglia anche dai familiari degli assistiti”.
Treviso, 14 febbraio 2017
Ufficio Stampa