Carcere minorile, FP CGIL: “Troppi detenuti per lo spazio a disposizione”
La Sigla sindacale lamenta anche pessime condizioni lavorative della polizia penitenziaria e la mancanza di personale amministrativo
Una media di 12 detenuti con picchi di 15, venuta meno la garanzia manifestata lo scorso luglio dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari di non eccedere la capienza massima di 10 reclusi all’Istituto Penitenziario Minorile del Carcere di Santa Bona a Treviso. Soglia definita per permettere le necessarie attività educative in spazi adeguati. La denuncia parte dalla FP CGIL trevigiana che, inoltre, lamenta la mancanza di personale amministrativo, in particolare per l’area contabile, e - contrariamente alla narrazione che dipinge l’ammodernamento della struttura carceraria, meramente ripristinata - le pessime condizioni di lavoro della polizia penitenziaria costretta alla sorveglianza dei detenuti senza riparo dal freddo e dalle condizioni climatiche.
“Ci troviamo ancora una volta di fronte a una situazione disarmante e foriera di rischi per la sicurezza e il benessere del personale dell’Istituto Minorile e dei detenuti, che oggi sono per la maggior parte di origine nord africana - spiega Luca Bosio, delegato Polizia Penitenziaria FP CGIL di Treviso - e non residenti locali come aveva indicato il sottosegretario Ostellari. Il carcere versa nelle condizioni strutturali, nulla è cambiato in termini di ammodernamento e di adeguatezza degli spazi, precedenti al ripristino. In particolare, tali spazi non permettono la convivenza di un numero di detenuti oltre i 10 come - sottolinea Bosio - è stato dichiarato a luglio scorso. Da allora registriamo invece una media di 12 detenuti con picchi anche di 15 detenuti. Numeri che impediscono lo svolgimento delle necessarie attività dedicate a questa tipologia di detenuti, giovani fino ai 25 anni”.
“Le condizioni di lavoro, organizzative e strutturali, vanno garantite - carica la dose la segretaria generale della FP CGIL di Treviso Marta Casarin -. Non è ammissibile che si dica che l’istituto sia stato ammodernato quando così non è, e che il personale non abbia la possibilità di svolgere in sicurezza le attività educative e amministrative e che la polizia stessa viva condizioni di disagio. Tale quadro ci consegna una situazione rischiosa che va subito affrontata, innanzitutto abbassando il numero dei detenuti e avviando concrete azioni di miglioramento dei locali”.
Ufficio Stampa