Mercoledì 30 giugno sciopero per i settori dell’Energia elettrica, del Gas e Igiene ambientale:
presidio in piazzetta Aldo Moro a Treviso e incontro in Prefettura
Con l’obbligo di esternalizzare almeno l’80% delle attività in concessione con importo superiore ai 150mila euro sono a rischio posti di lavoro e qualità di servizi pubblici fondamentali. Per questo motivo a livello nazionale le Federazioni di categoria dei lavoratori settori dell’Energia elettrica, del Gas e dell’Igiene Ambientale Filctem Cgil, Femca Cisl, Flaei Cisl, Uiltec Uil, Fp Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato uno sciopero nazionale per la giornata di mercoledì 30 giugno. Anche nella Marca trevigiana si svilupperà la protesta di lavoratori e Sindacati: oltre alle ore di sciopero avrà luogo un presidio in piazzetta Aldo Moro dalle 8.30 alle 12.00 e un incontro in Prefettura alle 9.00.
Precisa la richiesta delle Organizzazioni Sindacali al Governo: la cancellazione dell’articolo 177 del Codice degli appalti, perchè la sua applicazione, prevista a partire dal 31 dicembre 2021, obbligherà le aziende concessionarie ad esternalizzare l’80% delle attività con importo superiore ai 150mila euro, anche nei casi in cui vengano svolte dal proprio personale. Una norma che avrà ricadute drammatiche sul personale delle aziende elettriche, del gas e dell’igiene ambientale.
“Il rischio - denunciano i Sindacati di categoria - è la desertificazione e la destrutturazione dei servizi pubblici essenziali, lo smembramento delle aziende più importanti che finora hanno garantito un’attività altamente qualificata, la destrutturazione dei contratti nazionali. A perdere il lavoro saranno quelle persone che hanno aiutato il Paese nel momento più buio, garantendo durante la pandemia la piena efficienza dei servizi elettrici, del gas e della raccolta dei rifiuti”.
“L’esternalizzazione forzata delle attività - proseguono i Sindacati - renderà vulnerabili i sistemi dei servizi, rischiando di consegnarli nelle mani di mercati esterni e di scontati appetiti, ribaltando il senso originale dell’affidamento in concessione e tramutando di fatto gli attuali affidatari in mere stazioni appaltanti. È una norma pericolosa che arrecherà danno ai lavoratori, alle aziende, ai cittadini e al programma di sviluppo infrastrutturale del nostro Paese e che avrà come conseguenza diretta il blocco degli investimenti societari, con ricadute pesanti sulla qualità dei servizi, sullo sviluppo infrastrutturale delle reti elettriche e del gas, con impatti gravi per la sicurezza sul lavoro e le manutenzioni delle infrastrutture stesse”.
“Governo e Parlamento - concludono le Federazioni di Categoria - si stanno assumendo una enorme responsabilità a dispetto della necessità impellente di ripartenza dell’Italia. Infatti, oltre che incomprensibile, riteniamo anche inaccettabile l’immobilismo a cui assistiamo, a fronte del giudizio di illegittimità costituzionale già sollevato dal Consiglio di Stato sulla questione. Nell’esprimere la preoccupazione e la rabbia delle lavoratrici e dei lavoratori, chiediamo che il governo intervenga per correggere questa norma iniqua e non condivisibile, per ristabilire gli equilibri necessari al conseguimento degli investimenti che determineranno il futuro del nostro Paese”.
Uffici Stampa
Casarin Marta
Segretario Generale FP CGIL Treviso