Il Sindacato chiede al San Camillo un riconoscimento economico per il personale
Covid, Tommasin (FP CGIL): “Premio anche per i lavoratori del privato”
Il richiamo della Sigla di categoria alle strutture sanitarie private della Marca: “Aprite l’infortunio Covid ai dipendenti che hanno contratto il virus”
“La fondamentale attività sanitaria, organizzata anche in supporto al sistema pubblico, del San Camillo, quale Covid Hospital, vede in prima linea a gestire l’emergenza sanitaria il personale della struttura. È giusto e doveroso riconoscere a queste professionalità, così esposte, una premialità una tantum per il grande impegno che hanno dimostrato nel corso della prima ondata e che dimostrano ancora di più in questo periodo”. La richiesta partita dalla FP CGIL trevigiana è arrivata alla scrivania della direzione e ora il Sindacato attende una risposta.
“Come per i loro colleghi del settore pubblico anche gli operatori della Sanità privata hanno diritto a un giusto riconoscimento – sottolinea Sara Tommasin della FP CGIL di Treviso –. Abbiamo, infatti, richiesto alle religiose che gestiscono il San Camillo un extra, un riconoscimento economico una tantum che veda valorizzato l’impegno dei professionisti di questa struttura che sta esprimendo un’alta qualità e attenzione nella gestione dell’emergenza. In meno di un mese, infatti, dal 26 ottobre a oggi, il Covid Hospital del capoluogo ha accolto 103 pazienti, oltre ai 65 nel corso della prima ondata in 45 giorni di attività”.
“Inoltre – aggiunge Sara Tommasin –, non possiamo fare a meno di segnalare al San Camillo, come alle altre strutture sanitarie private del nostro territorio, che l’apertura dell’infortunio Covid per i dipendenti che hanno contratto il virus è un obbligo del datore di lavoro a tutela del lavoratore, ed è incomprensibile che questo non avvenga, alla luce del fatto che tale richiesta di apertura infortunio non comporta nessun aumento dei premi INAIL a loro carico”.
Ufficio Stampa