L’autunno caldo della metalmeccanica, quest'anno parte dall’automotive. E, nello specifico, dallo sciopero unitario FIM FIOM UILM dei lavoratori e delle lavoratrici del gruppo Stellantis e degli addetti di tutto l’indotto di domani venerdì 18 ottobre 2024.
L’automotive nella nostra regione è un settore importante per l’industria veneta, che arriva a contare intorno alle 15.000 imprese (soprattutto piccole e micro) di componentistica di varia natura, dai cerchi in lega della Speedline ai connettori della Molex e più di 60.000 lavoratori a tempo pieno (tra quelli impiegati nella costruzione di autoveicoli e motocicli, automezzi per il movimento terra, ma anche nella componentistica, nella manutenzione e commercializzazione, nella produzione delle plastiche). Speedline e Molex sono solo due esempi fra molti di aziende del comparto già in crisi e a rischio chiusura che sono in vertenza ormai da tempo, nonostante l’alta qualità dei loro manufatti e dalle commesse presenti. Oltre queste due aziende, una del veneziano e una del padovano, sono altre 32 le aziende del comparto in cui è stato proclamato lo sciopero per la giornata di domani.
Venerdì 18 ottobre oltre 600 metalmeccanici e metalmeccaniche del settore, provenienti dalle province venete, parteciperanno alla manifestazione a Roma, indetta da FIOM, FIM e UILM, contro l’assenza di politiche industriali che contrastino la crisi del settore, contro le scelte miopi delle aziende che negli anni hanno perseguito la ricerca del profitto attraverso la finanziarizzazione e non con i dovuti investimenti sull’innovazione, e sulla ricerca.
La situazione che riguarda l’automotive è paradigmatica perché in questo settore convogliano tutte le maggiori questioni legate alla produzione e all’industria italiana ed europea: la transizione ecologica e il limite alla produzione dei motori endotermici, che se non governata da politiche industriali che possano accompagnarne gli effetti, produrrà disastri sociali, ma anche politici, in primis quello di dipingere la necessaria transizione come responsabile del disastro, che poi si traduce in voto alle peggior destra (basti pensare al voto in Turingia); il rapporto di forza economica tra paesi (la Cina è già molto avanti rispetto l’Occidente anche sulla produzione delle auto elettriche); le ripercussioni dei conflitti internazionali sulla produzione e sul commercio; il calo dei consumi dovuto alla perdita del potere di acquisto.