L’appello della FILLEA CGIL trevigiana: si abbrevino i tempi di “retrocessione” dei lavoratori
Jesse, 40 lavoratori sospesi: senza stipendio e ammortizzatore sociale
Cristian Dalla Pozza: “Abbiamo interpellato le Amministrazioni comunali di Gaiarine e di Sacile perché attivino aiuti per le famiglie coinvolte”
Sospesi. Questa è la condizione in cui versano i 40 lavoratori della Jesse Italia Srl dopo il fallimento della società lo scorso 27 ottobre, in attesa che si verifichi la cosiddetta restituzione dell’azienda ora in liquidazione alla Jesse Srl, la ditta di arredamento di Gaiarine che nel 2017 ha ceduto in affitto il ramo d’azienda a Jesse Italia. Per questi lavoratori, senza lo stipendio di ottobre, il sindacato di categoria, la FILLEA CGIL, ha chiesto e continua a chiedere che si acceleri il processo di “retrocessione” a opera del curatore fallimentare Sante Casonato, così, una volta passati alla Jesse Srl, quest’ultima possa far richiesta di cassa integrazione straordinaria e dare loro sostegno al reddito attraverso l’ammortizzatore sociale. A far emergere la grave situazione e a chiarire la richiesta del Sindacato e delle Rsu aziendali è Cristian Dalla Pozza della FILLEA CGIL di Treviso che aggiunge “inoltre, questi sono gli stessi lavoratori che dalla cessione del ramo d’azienda alla Jesse Italia Srl del 2017 sono ancora oggi in attesa dei versamenti dei fondi previdenziali a carico di Jesse Srl e poi di Jesse Italia Srl. Spettanze che potrebbero permettere ai 40 dipendenti sospesi, attingendo ad anticipi, di far fronte alla difficile condizione economica”.
“Ci siamo attivati anche con le rappresentanze industriali di Assindustria VenetoCentro, al fine di accelerare la retrocessione dei lavoratori e degli immobili alla Jesse Srl - ha continuato Cristian Dalla Pozza -, nonché nei confronti delle Amministrazioni comunali di Gaiarine e di Sacile, dove risiedono la maggior parte di lavoratori coinvolti nella vicenda, perché prendano in carico la situazione di queste famiglie e già il Sindaco di Gaiarine ha dato la propria disponibilità ad attivare forme di aiuto”.
“Confidiamo nel buonsenso di tutti i soggetti interessati, prime fra tutte le due società che devono rispondere in solido - conclude Dalla Pozza -, affinché in tempi brevissimi si trovi nell’ammortizzatore sociale lo strumento per sostenere i redditi dei lavoratori, perché non siano loro a dover pagare il conto più salato”.
Ufficio Stampa