Sciopero del tessile, alta l'adesione
Otto ore di sciopero e presidi nella Marca per il rinnovo del contratto
Alta l'adesione allo sciopero odierno proclamato dai sindacati del settore tessile Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec in difesa del contratto di lavoro nazionale scaduto da quasi otto mesi. I lavoratori del tessile-abbigliamento, che conta più di 420 mila addetti, di cui 5.500 nella sola Marca, hanno incrociato le braccia oggi e organizzato quattro presidi a ingresso turno davanti alle sedi della Benetton, a Castrette e Ponzano Veneto, alla Monti di Maserada sul Piave e alla Olimpias, sempre di Ponzano. Alta la partecipazione sia degli impiegati che degli operai ai presidi sindacali davanti alle aziende. “L'adesione - spiegano Cristina Furlan, segretaria generale Filctem Cgil Treviso, Nicola Brancher, segretario generale Femca Cisl Belluno Treviso e Rosario Martines segretario generale Uiltec Belluno Treviso - è stata notevole e superiore alle attese: in alcuni stabilimenti ha superato anche l’80%”. Per il settore, fortemente colpito dalla crisi, si è trattato del primo sciopero dopo oltre vent'anni.
Dal 2008 al 2014, il comparto tessile della Marca ha perso 1.800 posti di lavoro, registrando una perdita del 25% tra gli addetti e del 4% tra le imprese. Le sigle sindacali trevigiane, nel dare forza alla battaglia per il rinnovo del contratto nazionale, richiamano dunque anche l’attenzione su un territorio che ha patito e ancora soffre gravemente le ricadute occupazionali legate alla crisi e alla trasformazione della produzione.
“I lavoratori - spiegano Furlan, Brancher e Martines - hanno già subìto troppo, per questo le richieste della controparte, che pare interessata esclusivamente a ridurre diritti e salari e a depotenziare la contrattazione di secondo livello, in un comparto dove peraltro, per cultura e dimensioni aziendali, stenta già ad affermarsi, sono ancora più inaccettabili”.
Le trattative per il rinnovo del contratto hanno subìto una brusca battuta d’arresto lo scorso 20 ottobre, quando l’indisponibilità dello SMI di Confidustria a rivedere la propria posizione sul modello che prevede di cancellare l’anticipo sull’inflazione e di accentrare la contrattazione a livello nazionale, ha indotto i Sindacati ad abbandonare il tavolo.
Al centro del mirino dei Sindacati, la posizione di Confindustria e l’affermazione di un modello contrattuale che definisce ex post i minimi e non dà alcuna certezza previsionale all’atto della sottoscrizione. Nello specifico i Sindacati respingono la chiusura sull’individuazione e l’erogazione degli incrementi salariali, le richieste normative che mirano a comprimere diritti e ruolo negoziale di Organizzazioni Sindacali territoriali e RSU, l’accentramento nel CCNL di ogni norma in materia di organizzazione del lavoro attraverso una revisione della contrattazione aziendale che nega il decentramento al 2° livello di orari e classificazione come attualmente previsto, la richiesta di ridurre le ferie degli impiegati, quella di intervenire sui 3 giorni di carenza per malattia, il pieno recepimento del Jobs Act, l’intervento sulla Legge 104, il disimpegno sul nuovo sistema classificatorio dopo anni di lavoro condiviso.
Treviso, 18 novembre 2016
Uffici Stampa