Furlan a Benetton: Colga l’opportunità dell’industria 4.0
Il manifatturiero non è morto, investite per rilanciarlo
Da Luciano Benetton mi sarei aspettata il coraggio di affrontare il mondo dell’industria che cambia, quell’industria 4.0 fortemente promossa dall’associazione degli industriali della Marca trevigiana. Lo stesso coraggio con il quale ha fatto grande il marchio United Colors.
Possibile, mi chiedo, che i Benetton non siano più in grado di scommettere sulle nuove tecnologie, sul nuovo modo di produrre, e così di creare ancora occupazione nel nostro territorio?
Le ultime affermazioni del patron della griffe, sottolinenado il carattere simbolico della scelta portata avanti dal Gruppo, confermano il sospetto che il tanto sbandierato reshoring (il ritorno della produzione dei maglioncini in provincia) sia solo uno specchietto per le allodole.
L’azienda di Ponzano Veneto non investe da tempo in ricerca e innovazione, e non intende farlo. Occupa lavoratori, molti dei quali cinquantenni, ai quali negli anni ’90 si raccontava che non serviva professionalizzarsi perché tanto il lavoro c’era e in abbondanza. E ora, se il gruppo dovesse dismettere totalmente l’area prodotto, si ritroveranno per strada, con bassa professionalità e quindi con nessuna possibilità di essere reimpiegati se prima non opportunamente riqualificati, ovviamente a spese della collettività. Per non parlare dei giovani trevigiani che se ne vanno, quei giovani e quelle giovani che molto fanno parlare la presidente degli industriali. Non credo basti investire solo in turismo e in cultura per offrire loro quelle possibilità di lavoro, di ascensore sociale, di autodeterminazione della propria carriera e della propria storia personale, che oggi ritrovano esclusivamente all’estero.
È proprio qui che la sfida dell’industria 4.0 si inserisce. Alle nuove generazioni va dato spazio per crescere professionalmente e contribuire allo sviluppo del nostro tessuto produttivo, al benessere del territorio. Spazio, dunque, a nuove idee, tecnologie, strategie di marketing, canali di commercializzazione, assetti organizzativi e perché no anche modo di fare sindacato. Servono investimenti per realizzare buona occupazione, che è reddito e stabilità, che è un mercato del lavoro vivo, fatto di competenze e sana competizione. Questo è il nuovo paradigma che le aziende trevigiane, comprese le realtà manifatturiere, devono cogliere e interpretare. Da chi ha sempre avuto spirito imprenditoriale e fantasia ci aspettavamo altro, ci aspettavamo il traghettamento del settore all’insegna di una nuova fase di ricerca e di sviluppo.
E invece, prima si è delocalizzato, e l’esperienza ci insegna che la produzione lontana dalla testa non dura, e ora si pensa alla totale dismissione industriale, una sentenza di condanna insomma. Quella di Benetton o quella di Piovesana, qual è allora la visione del futuro industriale della Marca? Quale destino volete dare ai vostri lavoratori di una vita e ai loro figli?
M. Cristina Furlan