Rossignol, incombe l’incertezza sullo stabilimento trevigiano
A Montebelluna a rischiare il posto di lavoro 107 dipendenti del Gruppo, Messina: “Vogliamo chiarimenti”
Riorganizzazione della produzione e del personale per il Gruppo Rossignol che ha dichiarato l’eliminazione di 95 posti di lavoro di 1. 310 che conta in Europa. Coinvolti anche i 107 dipendenti dello stabilimento trevigiano di Montebelluna? Questo è l’interrogativo al quale la FILCTEM CGIL di Treviso chiede risposta all’Azienda.
L’intento dichiarato dalla Rossignol è quello di risparmiare tra i 10 e i 15 milioni di euro all’anno, adattando l’apparato produttivo al continuo calo del mercato globale dello sci e mantenendo il Gruppo competitivo. Nell’ottica di questa riorganizzazione, l’Azienda prevede, inoltre, il dimezzamento del campionario e la drastica riduzione della partecipazione alle fiere.
Sebbene vi sia molta incertezza sulla prossima stagione sciistica – fa due conti il Sindacato trevigiano –, nell’esercizio precedente, chiuso il 31 marzo, il fatturato totale del gruppo ha raggiunto 370 milioni di euro, in crescita del 4% su base comparabile. Il settore delle attrezzature sportive invernali, che ha rappresentato il 70% dei ricavi, è aumentato del 3%.
“Siamo molto preoccupati dell’impatto che questa politica aziendale potrà avere sul piano occupazionale in provincia di Treviso – afferma Massimo Messina, segretario provinciale della FILCTEM CGIL di Treviso –. Per il momento il blocco dei licenziamenti in Italia fino al 31 dicembre non permette di ragionare di esuberi, ma finita la moratoria non conosciamo le intenzioni del Gruppo. L’Azienda, infatti, non ha ancora fatto trapelare nulla in merito – precisa Messina –. Pertanto chiederemo subito un incontro per chiarire quale sarà il futuro dello stabilimento di Montebelluna, che impiega oggi 107 lavoratori nella produzione di scarponi da sci e pattini da ghiaccio e a rotelle”.
Ufficio Stampa