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INTERVENTO DEL SEGRETARIO DELLO SPI CGIL

Comunicati Spi - 03/05/2013

Una celebrazione del Primo Maggio che veda insieme, non solo idealmente ma fisicamente, il sindacato e le associazioni datoriali non è solo la rappresentazione dell'estremo momento di difficoltà dell'economia e del lavoro riconosciuto come tale da entrambe le parti della dialettica industriale, ma costituisce un fatto straordinariamente nuovo.

E come tutti i fatti nuovi apre la strada a nuove opportunità, le stesse che, si spera, possano venire anche dall'azione dell'inedita compagine di governo che sta per insediarsi dal quale attendiamo subito una risposta sui temi urgenti: sciogliere il nodo esodati, il finanziamento alla cassa integrazione, l'adeguamento necessario da subito delle pensioni medio basse, la riduzione del cuneo fiscale e un maggiore reddito per i lavoratori Un fatto nuovo a Treviso lo abbiamo già visto: il patto territoriale di sviluppo e i protocolli di intesa tra associazioni datoriali locali e sindacato rappresentano infatti una vera innovazione delle relazioni industriali se si pensa a quanto sia importante portare la contrattazione di secondo livello anche nelle imprese in cui non sono presenti le organizzazioni dei lavoratori.

Si tratta di un fatto nuovo e importante perché riempie di contenuti "positivi" - quelli della contrattazione decentrata con tutte le sue specificità - lì dove l'assenza di rappresentanza creava un vuoto che nuoce alla qualità contrattuale. Ed è una tale novità da essere stata assunta anche, in questi giorni, in un accordo nazionale fra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria.
La contingenza economica all'insegna di una gravissima recessione ha diminuito il livello di dialettica tra la parte datoriale e quella dei lavoratori e messo in evidenza il bisogno comune di tutto il mondo del lavoro di nuove politiche espansive, di sviluppo, di sostegno al sistema delle imprese, di qualità reddittuale per i lavoratori. Questo è il motivo che, più di qualsiasi altro, spinge azienda e sindacati a stare, il Primo Maggio, dalla stessa parte della barricata con una piattaforma di richieste e di rivendicazioni che sostanzialmente appare la stessa.

Si tratta di un'occasione da non perdere per aprire un confronto a tutto campo tra le parti: è vero che vi sono responsabilità di singole imprese per molte situazioni di crisi occupazionale che ci troviamo ad affrontare, così come forse il sindacato deve riconoscere le sue di responsabilità, rispetto alla capacità di comprendere i mutamenti della struttura produttiva e quindi ad aggiornare il paniere di proposte e soluzioni per garantire la qualità dell'occupazione. Ma detto questo, la sintonia tra associazioni di rappresentanza di interessi dialetticamente contrapposti ma che si ritrovano nel comune valore del lavoro sono lo spiraglio che ci si apre per una riforma che non sia tanto e solo normativa ma soprattutto morale e valoriale del mercato, del mercato del lavoro, del modo stesso di fare impresa. Se da un lato è giusto chiedere al governo politiche propulsive, dall'altro il riconoscimento comune del valore lavoro può permettere di ritrovare i contenuti etici dell'economia: i doveri, tra cui anche quelli fiscali; e poi la responsabilità sociale dell'impresa e il senso stesso dell'economia reale grazie al quale sarà possibile rivedere i profitti reinvestiti nei settori produttivi e non più dirottati nella finanza e nelle rendite.

Il Primo Maggio del 2013 è insomma una tappa verso una nuova stagione di relazioni e dialettica industriale e di collaborazione: partendo dai bisogni dell'oggi, compreso anche quello di dare piena attuazione al nostro patto territoriale, si può costruire la migliore economia di domani. Quella che dia un senso agli articoli della costituzione che parlano di Repubblica fondata sul lavoro e di dignità della persona del lavoratore attraverso una retribuzione adeguata. Tutte cose che solo la ripresa di una economia sana, basata su valori che non siano soltanto quelli del profitto anche a scapito dell'occupazione, può favorire.

Treviso