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Occupazione giovanile, coraggio e voglia di investire nella staffetta generazionale

Comunicati Slc - 19/05/2017

Occupazione giovanile,
coraggio e voglia di investire nella staffetta generazionale

 

Per far entrare nei posti di lavoro i giovani, come invocano tutti, dalla politica alle associazioni imprenditoriali, bisogna molto semplicemente permettere ai vecchi di uscire da quegli stessi posti di lavoro. Meravigliarsi ora, alla luce del fallimento del jobs act (costosissimo per gli incentivi) e dei dati disastrosi della disoccupazione giovanile, serve a poco e fa arrabbiare chi questo pericolo lo aveva indicato da tempo. Incontro ogni giorno nelle aziende del settore di cui mi occupo, cartiere e cartotecniche che lavorano sempre a turni e ciclo continuo, operai che da venti o trent’anni svolgono lavoro notturno e ormai non ce la fanno più, operai sessantenni che devono attendere ancora a lungo la pensione, e alla pari aziende che mi comunicano con reale preoccupazione il continuo innalzamento dell’età media dei loro dipendenti con le conseguenze di malattie, infortuni e con una ovvia e comprensibile difficoltà alla innovazione e all’aggiornamento. Se alle aziende servono giovani e se al nostro sistema pensionistico servono nuovi lavoratori che versano i contributi, bisogna allora adottare scelte diametralmente opposte a quelle prese dal Governo Renzi e i precedenti Monti e Berlusconi. Invece di spendere qualcosa come 18 miliardi per offrire bonus ai datori di lavoro per assunzioni che poi non si sono consolidate, è necessario investire risorse proprio sulla staffetta generazionale. Permettere cioè il pensionamento di quel lavoratore che lascia un posto a un giovane. Il costo collettivo di un’operazione di questo tipo avrebbe un effetto leva infinitamente maggiore dei sgravi che si sono dimostrati praticamente inutili. Il primo effetto positivo è che il nuovo pensionato, con la tranquillità raggiunta, può anche muovere il mercato interno dei consumi, il secondo è che un giovane che entra stabilmente nel mondo del lavoro versa contributi veri e può prendere decisioni importanti per il proprio futuro, il terzo che una impresa ha forza lavoro giovane, più motivata e peraltro meno costosa. Ma non basta prendersela con Renzi o invocare un cambio delle politiche del Governo. Anche il mondo delle imprese può fare la propria parte, perché le aziende hanno strumenti anche con il sistema attuale per favorire il ricambio generazionale. Il combinato disposto delle recenti forme di flessibilità per il pensionamento anticipato (APe, lavori usuranti, RiTa), degli ammortizzatori sociali e di incentivi potrebbe portare ad accordi aziendali per far assumere giovani e mandare in pensioni lavoratori anziani. Serve solo coraggio e voglia di investire nel futuro.

 

Nicola Atalmi
segretario generale Slc


Atalmi Nicola
Segretario Generale SLC CGIL TREVISO