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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 20/08/2014

Il Centro Studi della CGIL presenta la periodica rilevazione dei dati sullo stato di crisi occupazionale delle aziende della Marca.
Vendrame: "Forte è la preoccupazione per gli ultracinquantenni che escono dal mercato del lavoro. 2.175 posti persi in 7 mesi, un quarto sono over 50".
Il segretario generale: "Complessivamente la crisi continua a mordere, solo alcune singole realtà danno segnali positivi ma questo non basta per il rilancio di interi settori produttivi. La politica deve fare la sua parte e orientare strategicamente la ripresa".

Sono 2.175 i lavoratori trevigiani della media e grande impresa coinvolti in procedure di mobilità (Legga 223/91) da inizio anno a fine luglio 2014. Questo è il dato che emerge dalla periodica rilevazione sullo stato di crisi delle aziende della Marca elaborato dal Centro Studi della CGIL di Treviso.

TERRITORIO - La zona più toccata è l'area del capoluogo che conta ben 784 lavoratori coinvolti, oltre un terzo del totale provinciale. Segue la zona dell'opitergino con 410 lavoratori e il coneglianese con 368.

SETTORI - Per la grande impresa continuano a soffrire maggiormente della crisi occupazionale i settori della metalmeccanica (614 lavoratori coinvolti) e il legno (609 lavoratori coinvolti), rispettivamente il 28,23% e il 28% del totale complessivo, quello delle costruzioni (293) e del tessile-calzaturiero (290), rispettivamente il 13,47% e il 13,33% del totale, e il commercio che con 160 lavoratori coinvolti rappresenta il 7,36%.

LAVORATORI - L'identikit tracciato dal Centro Studi relativamente al profilo del lavoratore interessato alla mobilità rileva che dalla grande impresa escono per di più operai (62,90%), uomini (68,37%), tra i 41 e i 60 anni, 23,31% nella fascia 41-50 e 22,62% nella fascia 51-60, e che solo il 16,05% sono stranieri.

L'ANDAMENTO - Mediamente 310 sono i lavoratori usciti dalla grande impresa trevigiana ogni mese del 2014. Sopra a questa media gennaio, aprile e maggio che ad oggi si confermano i mesi più duri dell'anno sotto il profilo occupazionale.

CIGO - L'analisi del Centro Studi prende in esame anche le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate dall'INPS per il periodo gennaio-luglio 2014. Il monte ore ha in questi sette mesi raggiunto il totale di 1.644.591 e ad assorbire maggiormente le richieste di copertura è il comparto del legno con 700.914 ore per 2.707 lavoratori interessati. Segue con 3.571 lavoratori quello metalmeccanico con 544.118 ore autorizzate. Sopra le 50mila ore stanno anche i settori del tessile abbigliamento (87.852 ore), della gomma-plastica (70.455 ore), delle calzature (69.685 ore) e dei laterizi e calcestruzzo (66.990 ore). Aprile con 329.304 ore autorizzate è stato un mese nero anche sotto il profilo dalla Cigo.

"La fotografia scattata dal Centro Studi ci consegna sostanzialmente una situazione di crisi nel complesso immutata rispetto agli ultimi anni - commenta Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso – quello che però i numeri non dicono è che esistono delle realtà, anche nell'industria, che danno alcuni segnali positivi. Singole aziende che hanno retto e che registrano oggi una crescita rispetto al passato ma che non riescono ancora a essere da traino per i loro settori di appartenenza e quindi a compensare i livelli occupazionali persi dalle altre realtà. Per questo – ha continuato Vendrame - la politica, in particolare quella regionale, deve operarsi energicamente e seriamente nel tracciare strategie industriali che guardino allo sviluppo del territorio e al riassetto e riorganizzazione dell'impresa veneta, anche di quella artigianale".

"Dal punto di vista strettamente occupazionale – ha aggiunto Vendrame – serve garantire una maggiore flessibilità verso il pensionamento al fine di sbloccare il mercato del lavoro e impiegare i giovani che oggi difficilmente riescono a trovare un impiego, duraturo, economicamente e professionalmente soddisfacente e in linea col rispettivo grado di istruzione. Mettere mano alla riforma Fornero – dice Vendrame – è allora indispensabile.
Anche il dato trevigiano, infatti, evidenzia che un quarto delle fuoriuscite dalla grande impresa industriale riguardano i lavoratori ultracinquantenni. Una massa di lavoratori difficilmente riqualificabili e con famiglia a carico, probabilmente con figli disoccupati, che come Sindacato facciamo tutto il possibile per tutelare ma che alla lunga si troveranno totalmente senza reddito.
Per loro – conclude Vendrame - bisogna pensare uno scivolo pensionistico che gli accompagni nei prossimi anni".