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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 01/08/2013

A luglio altri 223 posti di lavoro persi nella Marca e quasi 327mila ore di Cigo autorizzate.
Crisi, Vendrame: "Dietro i numeri una tragica situazione"
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Il segretario generale: "Il bollettino di guerra rivela tendenze drammatiche per i giovani, esclusi dal mercato del lavoro, e in particolare per gli over 50 che perdono il posto e restano privi di reddito con grandi difficoltà a riqualificarsi. Imprenditori e istituzioni devono dare risposte a queste decine di migliaia di lavoratori, avviando nuovi progetti di collaborazione pubblico-privato che siano leva per il sistema economico". Chiuso l'ennesimo semestre nero con oltre 3mila licenziamenti, nel mese di luglio nella sola grande impresa sono stati persi altri 223 posti di lavoro e autorizzate quasi 327mila ore di Cigo. Questo il periodico aggiornamento dei dati sullo stato di crisi delle aziende in provincia di Treviso elaborato dal Centro Studi della CGIL.

POSTI DI LAVORO PERSI NELLA GRANDE IMPRESA - Ormai difficilmente rilevabile il numero delle fuoriuscite dal mercato del lavoro relativamente alla pmi, ovvero le realtà economiche sotto i 15 dipendenti, l'analisi del Centro Studi prende in considerazione i licenziamenti all'interno della grande impresa (Legge 223/93), coloro che iscrivendosi alle liste di mobilità godono di ammortizzatori sociali e sostegno al reddito. E nel corso del mese di luglio a questa platea di disoccupati, che nei primi sei mesi dell'anno ha raggiunto quota 1.751, si sommano altri 223 lavoratori per un totale che sfiora i 2mila licenziamenti da inizio 2013.

RILEVAMENTO PER GENERE E CLASSE D'ETA' - Di questi il 60,54% sono uomini in particolare compresi nelle fasce d'età tra i 41 e i 50 anni (il 20,36% del totale dei lavoratori licenziati, uomini e donne) e in quella tra i 51 e i 60 anni (il 23, 24% del totale).
Complessivamente il 64,6% dei posti di lavoro persi rientra in questo range generazionale. Si conferma così il segno negativo dei saldi tra assunzioni e cessazioni elaborati su base annua sul biennio 2011-2012: numeri che si ripartiscono in positivi per chi ha meno di 25 anni, lievemente negativi per chi ha tra i 25 e i 29 anni (-71 nel 2012) e negativi per le fasce successive, in particolare per chi ha tra i 55 e i 59 anni e tra i 30 e i 39 anni (-808 nel 2011 e -1.706 nel 2012) e gli over 50 (-1.771 nel 2011 e -2.006 lo scorso anno).
Il saldo per classe di età va inteso come misurazione dei flussi nel mercato del lavoro e non come variazione del relativo stock di soggetti con posizioni attive; non è dunque particolarmente rilevante il segno positivo registrato per i giovani, in quanto nel calcolo non si tiene conto dei giovani già occupati che transitano alla classe di età successiva e coloro che non riescono neppure ad entrare nel mercato del lavoro. Ad ogni modo si osserva un netto ridimensionamento delle assunzioni tra il 2011 e il 2012: -26,8% fino ai 19 anni, -9,2% tra i 20 e i 24 anni, -13,9% fino ai 29 anni.

DOVE E CHI COLPISCE LA CRISI - Dopo il capoluogo, dove si contano 681 fuoriuscite da inizio anno e di queste ben 297 colletti bianchi, a significare quanto la crisi stia mettendo a dura prova anche il terziario avanzato e il commercio, è la zona pedemontana di Conegliano e Pieve di Soligo a soffrire di più con 485 licenziamenti nei primi sette mesi dell'anno. Segue Castelfranco con 294 posti persi, tra i quali solo 83 impiegatizi, e con oltre un quarto dei lavoratori interessati alla mobilità stranieri (25,85%), nettamente sopra la media provinciale che si attesta sul 18%.

I SETTORI - Relativamente a questa porzione del mercato del lavoro, ovvero quello impiegato nelle medie e grandi aziende trevigiane, i settori a soffrire di più e che si confermano nella drammatica graduatoria degli ultimi tre anni, sono quello del legno-arredo con che assorbe oltre un quarto delle fuoriuscite (il 29,74%), la metalmeccanica con il 22,34% di licenziamenti dai grandi stabilimenti della provincia, il comparto del tessile-abbigliamento-calzaturiero con il 14,18%, le costruzioni industriali con il 10% e il commercio che registra il quasi l'8% del totale dei licenziamenti.

CIGO AUTORIZZATE - Per una platea di 13.555 lavoratori potenzialmente coinvolti e un numero di aziende interessate pari a 885, il monte ore di Cassa integrazione ordinaria autorizzate in provincia di Treviso ha in sette mesi quasi raggiunto quota 2milioni e mezzo (precisamente 2.416.780 ore), 326.974 ore in più nel solo mese di luglio. Anche in questo caso i settori maggiormente colpiti si confermano in ordine il legno-edilizia (878.790 ore di Cigo autorizzate), la metalmeccanica (751.730 ore autorizzate) e il tessile-calzaturiero (198.897 ore).

CONCLUSIONI - "Non solo ci sono interi settori che rischiano di scomparire ma andiamo verso la de-industrializazzione di alcune importanti aree produttive del territorio. Si dice ormai che fare ogni mese il bollettino di guerra dei numeri serva a poco – ha aggiunto Vendrame – ma non è così perché dietro ai numeri si cela una situazione drammaticamente complessa che non solo pesa su reddito e qualità della vita di migliaia di famiglie ma rischia di cancellare il futuro di un'intera generazione e di lasciare sulla strada gli over 50, che usciti dal mercato del lavoro restano senza impiego e sono difficilmente riqualificabili.
È allora necessario mettere in campo progetti pubblici-privati che possano aprire a nuove prospettive per difendere i posti di lavoro, provare a crearne di nuovi e attirare investimenti – ha continuato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso - noi vorremo che si prendesse reale consapevolezza che quei numeri rappresentano lavoratori e lavoratrici che chiedono risposte al mondo produttivo e alle istituzioni.
La Regione cosa sta facendo per i tanti cassaintegrati in deroga che aspettano da 6 mesi il pagamento delle indennità? In altre parole – conclude Vendrame - chi ha responsabilità di governo non può più latitare o anteporre logiche di schieramento e partito, ma deve collaborare con tutti per individuare delle aree d'azione che facciano da leva all'intero sistema economico del Veneto".