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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 25/11/2013

Gentile Direttore,
appare incredibilmente strumentale vedere che, sia a livello nazionale sia locale, gli stessi politici e partiti che per tanti anni hanno inserito nei propri programmi elettorali e urlato a gran voce che le "Province andavano abolite" oggi facciano vistosi passi indietro arrivando addirittura ad accusare il Sindacato, che non sta in Parlamento, non legifera e non ha potere decisionale, di atteggiamenti filogovernativi e di complicità con l'azione del ministro Delrio.

Queste le critiche per aver firmato, in modo responsabile, un protocollo con Governo, Regioni e Comuni che nei suoi principi salvaguardia occupazione, salario e diritti dei lavoratori interessati ai processi di riordino. Principi accolti in questi giorni in un emendamento da parte della Camera e inserito nel DDL Delrio.

Netti su questa infondata accusa il M5S che metteva in testa al proprio programma proprio l'abolizione delle Province, come facevano PDL e Lega con il loro fallito tentativo di federalismo, SEL che parlava di superamento delle Province, e il PD di riordino dell'Ente con funzioni proprie e funzioni delegate.
E se la memoria non m'inganna anche Bersani fu attaccato dal Sindaco di Firenze che insisteva per un'abolizione senza se e senza ma.

Non posso dimenticare che quando i Sindacati, CGIL in testa, anche sul nostro territorio hanno denunciato i tagli della spending review versione Monti, l'impoverimento dei salari a causa dei mancati rinnovi del contratto, l'alto rischio di perdere il posto per i lavoratori precari e al contrario sottolineavano la necessità di rilanciare un piano occupazionale a fronte dei continui blocchi, di un disegno organico nei processi di riforma istituzionale di riordino dello Stato e degli Enti territoriali, del rispetto dell'accordo firmato nel maggio 2012 da parti sociali, Governo, Regioni, Province e Comuni, non un solo Sindaco della Marca, ad esclusione di quello di Maserada, non il presidente della Provincia di Treviso, nessun amministratore locale è sceso in piazza, nonostante invitati, a manifestare al nostro fianco nel luglio 2012.

Dov'erano allora e dove sono oggi quando insistentemente il Sindacato Confederale ancora propone un riordino delle Istituzioni che guardi ai servizi, alle funzioni, ai bisogni del cittadino, alla tutela dei lavoratori e non solo alle casse pubbliche. Dal 2008 ad oggi abbiamo denunciato inascoltati il rischio di declino che la crisi portava con sé in assenza di interventi strutturali che vi ponessero freno; e proprio per questo ci siamo presi degli allarmisti, dei disfattisti, e perfino dei terroristi.

Ed è paradossale vedere in queste ore coloro che ritenevano la Costituzione Repubblica una "Costituzione bolscevica", e che hanno cercato di manometterla fin dai suoi principi fondanti, ergersi a strenui difensori della Carta.
Perseverare su questa strada significa creare ulteriori danni a spese delle istituzioni, dei cittadini, dei lavoratori del pubblico impiego. Ci vuole responsabilità sia quando si è alla guida del Paese e del territorio sia quando si sta all'opposizione. Noi la responsabilità ce la prendiamo tutta, spesso anche per gli altri.

Per questo abbiamo manifestato la nostra contrarietà in questi anni e oggi sottoscriviamo un'intesa che salvaguardia lavoratori, salario e diritti. Per questo siamo disponibili a fare una campagna vera di mobilitazione e sostegno per rilanciare l'occupazione nelle Pubbliche Amministrazioni, per modificare la norma "stabilizza precari" che nulla fa se non creare altre insicurezze, e per avviare processi che riducano la spesa intermedia degli Enti, un costo ormai quasi pari quello per il personale.
Saranno d'ora in poi questi amministratori e politici locali più disponibili al dialogo e alla collaborazione o continueranno sulla strada dell'incoerenza a seminare paure e con i loro spot elettorali a cercare facile consenso grattando alle pance dei cittadini?