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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 20/09/2013

Gentile Direttore,
viviamo in un Paese stremato non solo dalla crisi ma anche dall'inerzia di chi ci governa
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Può sembrare la solita retorica ma quello che sta avvenendo in Parlamento e le sorti del Governo Letta appese ad un filo sono indubbiamente la fotografia di quanto le vicissitudini politiche e peggio individuali siano drasticamente scollegate dalla drammatica realtà della società italiana. E soprattutto nel nostro territorio veneto quello che oggi si ode dai palazzi della politica è solo un assordante silenzio.

Proprio nel momento in cui c'è più bisogno di iniziativa, di concretezza, di un rinnovato impegno e slancio per risollevare le sorti della nostra economia i nostri amministratori griffati del sole delle Alpi disertano dal loro ruolo di presunti rivoluzionari oltre che di responsabili gestori della cosa pubblica. Se di un forte cambiamento c'è bisogno è proprio questo il momento non solo per annunciarlo ma per provocarlo. I convinti sostenitori dell'autonomia locale e di quel federalismo naufragato con la "Concordia Berlusconi" dovrebbero avere la responsabilità di affrontare veramente le sfide del difficile momento storico.

Ripartire dal dialogo di merito con tutte le forze politiche sia a Roma che a Venezia per riportare sulla rotta della concretezza le scelte di governo. Non è un caso che proprio a Treviso solo pochi mesi fa rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori sono saliti fianco a fianco sul palco dei festeggiamenti per la celebrazione del Primo Maggio. Quel momento ha rappresentato l'unanimità di intenti per uscire dalla crisi ma allo stesso tempo da quel palco abbiamo, insieme, lanciato un appello al grande assente: la politica.

Quel richiamo, e ribadisco le cronache di quest'ultimo mese tutte concentrate sulle vicende giudiziarie di Berlusconi lo confermano, non è stato ascoltato e ci ritroviamo a settembre davanti a nuove chiusure di fabbriche, nuovi licenziamenti, ammortizzatori sociali in esaurimento, all'impoverimento generale delle famiglie e soprattutto della popolazione anziana, alla totale assenza di futuro per le giovani generazioni. In altre parole ci troviamo ancora una volta senza una vera cabina di regia, sia centrale che periferica, fatta di interlocutori responsabili e pragmatici.
In un disorientamento generale, anche chi, come la Cgil, ha le idee chiare si trova in mancanza di un interlocutore.
E tale mancanza fa del nostro progettare e lavorare insieme ad altri soggetti di rappresentanza un monologo ripetuto di fronte ad una platea di cittadini che, invece, si aspetterebbero di vedere un'azione, anche per poter applaudire o per fischiare. Non possiamo permettere che questo Paese diventi un teatro vuoto, che altri nel mondo ci rubino la scena e ci costringano a pagare il biglietto con un prezzo che loro decideranno di applicare.