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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 29/12/2009

Fotografia dell'occupazione in provincia: si afferma un precariato diffuso.
A Treviso non si assume più, crescono solo partite iva e collaboratori.

Oltre ai contratti a tempo indeterminato calano anche l'apprendistato e il lavoro in somministrazione. +9% invece i cocopro. Boom delle mobilità per i lavoratori espulsi dalle piccole imprese, in grande crescita le dichiarazioni di disponibilità immediata al lavoro.
Barbiero: "L'impressione è quella di un sistema capitalistico territoriale che non riesce più né a creare ricchezza, né tantomeno a distribuirla. Si cerca solo il basso costo"

Mercato delle assunzioni bloccato, picco di ingressi in mobilità, contrazione anche dei contratti di somministrazione, aumento delle figure contrattuali atipiche delle nuove ditte individuali.
E a pagare il conto più salato della crisi, in questa fase, sono i lavoratori meno o per nulla tutelati da adeguati ammortizzatori sociali: quelli espulsi dalle piccole imprese e i precari.

La fotografia di questo fine anno sul fronte delle dinamiche occupazionali è stata fatta dall'Ufficio studi della Cgil provinciale di Treviso, in collaborazione con il Nidil, la sigla sindacale della Cgil che si occupa dei lavoratori parasubordinati. E il dato più rilevante riguarda il calo di occupati, sia con contratti stabili che con contratti a termine.

LA SITUAZIONE - Il 2009 si chiuderà con una flessione delle assunzioni a tempo indeterminato pari a circa il 38% in meno rispetto all'anno precedente. Flettono anche l'apprendistato (-35%) e i contratti di somministrazione. Secondo i dati Ebitemp (l'ente bilaterali dei lavoratori temporanei) le missioni dei lavoratori interinali avviate in provincia di Treviso, rispetto al 2008, sono scese del 50,7%. Dai dati delle iscrizioni Inail, complessivamente, il calo sfiora il 57%. Tra le conseguenze di questa situazione, vi è stata una chiusura di numerose filiali delle agenzie per il lavoro, mentre in molte realtà si è dovuto ricorrere ai contratti di solidarietà.
Gran parte degli interinali ha meno di 30 anni: sono circa il 30% 50%, mentre il 24% ha almeno 40 anni (quattro punti sopra la media nazionale) ed il 6% è un over 45.
Le riduzioni dei contratti, a tempo indeterminato, di apprendistato, a tempo determinato e di somministrazione, portano anche alla crescita delle imprese unipersonali. I numeri, a Treviso, parlano di circa 8 mila partite Iva. Una analisi più approfondita porta alla conclusione che una parte rilevante, poco meno di un terzo, non rappresenta in realtà vera nuova imprenditoria, ma lavoratori con una sola commessa, spesso soggetti costretti dagli stessi ex datori di lavoro ad aprire una posizione autonoma per rientrare nel mercato del lavoro, configurando un bacino da cui attingere per forza lavoro a basso costo.

WELFARE - Pesante la situazione anche per quanto gli strumenti di ammortizzazione sociale per precari e lavoratori in somministrazione. Relativamente al sostegno al reddito previsto dal Ccnl dei lavoratori in somministrazione a carico della bilateralità (una tantum di 700 euro lorde), sono state quasi 200 le domande compilate direttamente da NIdiL di Treviso nel corso del 2009. Si deve però sottolineare come i tempi per l'erogazione della prestazione da parte dell'Ente siano stati eccessivamente lunghi (circa 7 mesi), a causa della mole di domande pervenute alla sede nazionale, nonostante i vari solleciti, e questo continua a causare gravi situazioni di sofferenza economica ai lavoratori non più occupati.
Per quanto concerne le misure di sostegno al reddito previste dagli accordi regionali vale la pena ricordare come l'accordo attuativo sulla "mobilità in deroga", sia stato sottoscritto solamente il 4 dicembre 2009, e che i lavoratori in somministrazione difficilmente potranno effettivamente godere di tale sostegno visto che dovrebbero far valere un rapporto di lavoro a carattere continuativo.
Sale, oltre al numero di partite Iva, anche quello dei collaboratori. Il saldo, tra 2008 e 2009, registra un +9%. Due terzi sono collaborazioni a progetto, un terzo collaborazioni occasionali. Per questi, rispetto al sostegno economico previsto da una norma nazionale a beneficio dei collaboratori a che hanno perso il lavoro, in provincia sono state presentate 121 domande, ma solo 17 sono state accettate, a causa dei forti vincoli che subordinano l'erogazione della prestazione sociale.
La legge finanziaria ha previsto di elevare tale una tantum dal 20% al 30% del reddito dell'anno precedente, ma non ha modificato la maggior parte delle condizioni che hanno fatto naufragare la misura nel 2009.

RICERCA DI LAVORO – I maggiori ingressi nelle liste di mobilità riguardano lavoratori licenziati dalle piccole imprese, ovvero i soggetti che dispongono di minori tutele di welfare. Nel 2009 sono 7.107, mentre quelli provenienti dalle grandi aziende (coperti da un sistema di ammortizzatori sociali più forti) sono 2.787.
Si registra quindi una impennata delle dichiarazioni di immediata disponibilità raccolte dai Centri per l'Impiego della Provincia di Treviso: complessivamente, nel 2009, sono 25.029, erano state 17.650 nel 2008.
"La contrazione delle soglie occupazionali e la crescita del tasso di disoccupazione a causa delle difficili condizioni di reimpiego – ha detto Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso – si accompagnano ad una destrutturazione del rapporto contrattuale, che vede l'affermarsi sempre più diffuso dei collaboratori a progetto - e occasionali - e delle "finte" partite Iva. E' evidente che questo sistema economico in grande difficoltà cerca soluzioni competitive spostandosi, dove possibile, verso il lavoro a basso a costo. Ma il fatto che gli unici margini di manovra, soprattutto per le piccole imprese, siano dati dalla contrazione del costo del lavoro è un pessimo segnale: non solo regredisce la condizione salariale e dei diritti, ma si configura anche un tessuto produttivo che sopravvive solo nella misura in cui smette di essere occasione di buona occupazione".

"Quello che appare – ha concluso Barbiero – è che il capitalismo territoriale ha insomma smesso di creare ricchezza e di distribuirla, mentre si affermano rapporti di lavoro fortemente precarizzanti, instabili nella durata e inadeguati dal punto di vista della retribuzione, con l'aggravante di riguardare fidure professionali quasi totalmente sprovviste di veri strumenti di welfare".

Ufficio Stampa