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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 11/06/2013

Dai dati sulla spesa in conto capitale della Provincia di Treviso e dei 95 Comuni della Marca l'analisi del Centro Studi SPI e CGIL registra un crollo vertiginoso e fotografa l'immobilismo dei nostri enti locali.
Spesa in conto capitale, sottratti 230milioni al territorio
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Giacomo Vendrame: "Per liberare risorse da immettere nell'economia locale è indispensabile modificare i parametri del Patto di Stabilità e rivedere la governance del territorio, attraverso aggregazioni e fusioni".

Nel corso degli ultimi sei anni le spese in conto capitale, cioè questa forma di finanziamento e di sostegno all'economia locale e di investimento per la qualità della vita dei cittadini, hanno subito un vero e proprio tracollo. Solo nel 2011 i 95 Comuni della provincia hanno lasciato per strada più della metà di questi impieghi di risorse per quasi 130 milioni di euro, pari al 52,3% in meno rispetto al 2006. E sono i Comuni con il maggior numero di abitanti a registrare i cali più consistenti, a partire proprio dal capoluogo con meno 65,6%. Questa la situazione di arretramento con la quale la Marca deve fare i conti secondo l'analisi elaborata dal Centro Studi della CGIL di Treviso sui dati del Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI CGIL provinciale.

SPESA IN CONTO CAPITALE
Le spese in conto capitale, o per investimenti, sono i costi che il Comune sostiene per acquistare mobili e attrezzature per uffici, macchinari vari, per la produzione dei servizi comunali, per la manutenzione degli immobili di proprietà comunale, per l'abbattimento di barriere architettoniche, per la segnaletica stradale, la manutenzione di strade comunali, la costruzione di fognature, la messa a norma di scuole ed edifici pubblici ed ogni altra attività volta alla conservazione, il miglioramento e l'incremento patrimoniale e infrastrutturale del Comune stesso. Gli Enti finanziano la realizzazione delle spese sopra indicate con corrispondenti entrate derivanti da: oneri di urbanizzazione, trasferimenti da Stato e Regioni, alienazioni (es. vendita aree fabbricabili), accensione di mutui.

IL DATO DEI COMUNI DELLA MARCA
Un valore – spiega l'Ufficio Studi della CGIL di Treviso – che ha subito diverse oscillazioni dal 2006 ad oggi se considerata la variazione percentuale annua, ma che è stato caratterizzato dal 2008 da un progressivo calo sfociato in quello che si può definire un proprio e vero tracollo nel 2011: passando da una spesa complessiva pari a 248.480.189 euro nel 2006 a 118.583.174 euro nel 2011, una perdita di quasi 130milioni di euro, ovvero il 52,28% di mancati investimenti sul territorio.
Dei 95 Comuni della Marca solo 21 registrano un saldo positivo complessivamente con una crescita di 13.629.439 euro di spesa in conto capitale, per una media di 126 euro per ciascuno dei 108.208 residenti di questi Comuni (il 12% della popolazione della provincia); tra i quali solo quello di Preganziol supera i 10mila abitanti. Rispetto ai 56.769 euro del 2006 Portobuffolè, con i suoi 791 abitanti, ha incrementato di ben il mille per cento la spesa in conto capitale passando a 632.588 euro nel 2011, Moriago ha investito il 380,52% in più (+1.408.475), Tarzo il 358,97% (+1.272.955) e Zenson di Piave il 358,13% (+369.824).
Sul fronte negativo sono i Comuni con il maggior numero di abitanti a registrare i cali più consistenti, a partire da quello di Treviso con una diminuzione del 65,6% (-21.120.716 euro), preceduto, in questa gara al ribasso, da Conegliano con meno 74,58% (-7.081.890) e da Mogliano Veneto, meno 66,25% (-7.635.090), e seguito da Montebelluna con meno 64,33% (-6.119.163), Vittorio Veneto, meno 57,55% (-6.802.415), e da Castelfranco Veneto meno 51,58% (-5.131.358).
A spiccare nella classifica generale della provincia è il totale annullamento della spesa per il Comune di San Polo di Piave, zero spesa in conto capitale nel 2011, e quello di Borso del Grappa con un meno 94,53% rispetto a sei anni prima.
Mediamente a titolo di investimenti sul territorio per i cittadini della Marca sono stati persi solo nel 2011 145 euro pro capite. E il dato ad oggi non aggiornato del 2012 indubbiamente andrà a registrare un'ulteriore peggioramento.

IL DATO PROVINCIALE
A completare il quadro assolutamente negativo – secondo l'analisi - interviene anche l'Ente Provincia che nello stesso periodo considerato investe per spese in conto capitale l'80,3% in meno (oltre 99milioni di euro), quasi a prefigurare la sua eliminazione dal quadro istituzionale. Crolla il fronte dell'investimento che attestandosi a 123.559.250 euro nel 2006 non arriva neppure a 25milioni nel 2011, praticamente annullando la spesa pro capite (27 euro per abitante).
Nel complesso dal 2006 al 2011 le Amministrazioni Comunali e Provinciale hanno perso finanziamenti per spese in conto capitale per circa 230milioni di euro (vedi tabella).

CONCLUSIONI
"Le leggi finanziarie hanno di anno in anno tagliato i trasferimenti dallo Stato centrale e imposto regole di bilancio sempre più rigide per gli Enti territoriali, prima di tutte il Patto di Stabilità interno – spiega Paolino Barbiero, segretario generale dello SPI CGIL di Treviso – e anche le manovre approvate per i prossimi anni, come il decreto Salva Italia, hanno disegnato scenari ancor più critici sul fronte degli investimenti in conto capitale, con ulteriori riduzioni dei finanziamenti previste nella misura del 20%, con effetti fortemente recessivi sull'economia locale. Avere pochissime risorse per gli investimenti significa non poter incidere sul miglioramento dei servizi, come ad esempio quelli sociali, con il rischio che aumentino nel tempo anche i costi correnti. - Ha poi aggiunto Barbiero – per queste ragioni l'attenzione su questi temi negli incontri di contrattazione sociale con i Comuni sarà massima".

"La spesa pubblica in conto capitale dei Comuni rappresenta, assieme alle azioni di modernizzazione amministrativa e dei mercati dei servizi di pubblica utilità, un'importante leva per promuovere lo sviluppo nei territori amministrati - ha continuato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso - una spesa dimezzata sono anche risorse sottratte all'economia locale in termini di commesse alle aziende e di lavoro. Inoltre, l'analisi fotografa l'impossibilità di azione delle nostre Amministrazioni locali. Per sbloccare il flusso finanziario e ridare slancio all'economia, come si è visto per un ammontare complessivo di ben 230milioni di euro, bisogna cancellare l'effetto discorsivo prodotto dal Patto di Stabilità permettendo a chi ha già reperito le risorse di poterle spendere e riconsegnare alla pubblica amministrazione il ruolo di soggetto economico che investe sul territorio per accrescere la qualità della vita dei cittadini. A giudizio del Sindacato – ha concluso Vendrame - a questo aspetto, vanno aggiunti i percorsi di fusioni di Comuni, oltre a quelli individuabili per legge, al fine di realizzare importanti economie di scala e partecipare ad una programmazione di recupero e di rilancio economico, sociale ed ambientale del nostro territorio".