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LAUTONOMIA NASCA DALLA CONSAPEVOLEZZA DEI BISOGNI COMUNI DEI TERRITORI

Comunicati Segreteria - 02/04/2014

Pare che ciclicamente il "Popolo Veneto" si desti. Ma sembra quasi che il folklore che riveste questi movimenti, e che ancora abbiamo visto venerdì scorso in piazza dei Signori, nel cuore del capoluogo della Marca trevigiana, insista maggiormente nel ribadire un'unitarietà e identità, fatta unicamente di tradizioni e riti, piuttosto che di consapevolezze, bisogni e visioni comuni.
L'autonomia è una cosa seria, l'indipendenza per questionario, perché questo è stato fatto e non un referendum, è una "baracconata" che ci riporta indietro di vent'anni, alla prima Liga Veneta, alla Padania, alle ampolle ripiene dell'acqua del Po e delle vane speranze dei veneti.
E ancora quel partito romano tenta di riappropriarsi della battaglia che ha così platealmente e indecorosamente perso, spazzando via la fiducia di militanti ed elettori.

Non dell'ennesima strumentalizzazione politica, che poi diventa partitica, ma di un processo serio, costituzionale, riformista, di autonomia di stampo federale c'è, invece, un gran bisogno. Se il nostro Paese, dopo 150 anni di storia, quasi per metà repubblicana, è maturo per trasformarsi in una realtà composita che non guardi indietro, come alla millenaria storia della Serenissima Repubblica, ma che affronti il futuro in Europa, probabilmente la sua classe politica non lo è ancora. Ed è proprio questo il vero freno alle riforme che ci vorrebbero.
Non secessionisti ma federalisti in Europa per realizzare l'Europa dei popoli, questo dobbiamo essere, o meglio diventare, se vogliamo veramente una maggiore autonomia dei territori. Un'autonomia che risponda non solo alla storia e alla cultura, che a volte sfocia più che altro in forme di campanilismo e di "riserva naturale", ma ai bisogni della popolazione e del territorio stesso.

Questo serve oggi al Veneto, e probabilmente al Nord Est, all'Italia e all'Europa: una grande stagione riformista di stampo federale. Non è più concepibile, infatti, seguire quell'idea sbagliata e forviante di federalismo ideologico e fine a se stesso perché, inoltre, non siamo più, noi veneti, al centro dell'Europa, non siamo forti, non siamo più modello, e del mondo che ci circonda abbiamo più bisogno che mai. E il rischio è rimanere al margine, magari indipendenti, forse senza euro, ma di non contare nulla o meno di nulla.
La misura è colma e gli interventi marginali, quasi sempre inutili, non solo non servono ma rischiano di generare ulteriore malumore tra alcune categorie e fasce della nostra società. La vera riforma federale va allora fatta al più presto, ed è stretto il filo che la lega alla questione fiscale, che deve essere affrontata secondo criteri di equità e di solidarietà per stringere un nuovo patto sociale e fiscale nel segno della coesione e della legalità. Riforma federale, questione fiscale, bisogni comuni dei territori, questa è la reale base per ragionare in termini di autonomia. Autonomia quale maggiore assunzione di responsabilità del popolo e di chi governa.